"Un altro mondo non solo è possibile, ma sta già prendendo forma.
Nelle giornate di calma, posso sentire il suo respiro.

Arundhati Roy


giovedì 27 ottobre 2011

La crisi finanziaria & il Genio Collettivo - Come possiamo trasformare questo momento di crisi?

 Grazie alla capacità organizzativa di Ellen Bermann (presidente di Transition Italia) e al sostegno  di “Carimate in Transizione”  lo scorso sabato si è svolto un incontro con Nicole Foss (The Automatic Earth) su ”LA CRISI FINANZIARIA & IL GENIO COLLETTIVO”
L' intervento si trova QUI , insieme al link per andare a vedere i risultati (“instant report”) dei workshops del pomeriggio, tenuti con il metodo meravigliosamente efficace del”Open Space Technology
 



Di Ellen Bermann
resoconto di sabato 22 ottobre

E’ un periodo di grandi trasformazioni in cui le crisi in atto ci chiederanno una notevole capacità di adattamento. Sono diverse le componenti che incidono ma i moventi che avranno maggiore incisione, soprattutto a breve termine, saranno le dinamiche dal punto di vista energetico e finanziario. Uno scenario di depressione deflazionistica unito ad una crisi energetica – con forte influenza reciproca.
Iniziamo a fare qualche riflessione preliminare sull’energia e su quanto la complessità della nostra attuale società globalizzata sia stata resa possibile proprio grazie alla disponibilità energetica (petrolio) a basso prezzo. Se le società pre-industriali vivevano nei limiti dell’energia corrente disponibile (energia dal sole immagazzinata sotto forma di biomassa), le società industriali e post-industriali invece si sono potute sviluppare grazie all’energia ereditata dal passato, cioè le risorse fossili. Ora queste risorse fossili hanno raggiunto il cosiddetto picco e quello che rimane sarà sempre più oneroso e difficile da estrarre. Le scoperte di petrolio hanno “piccato” negli anni sessanta e da quel momento di petrolio ne è stato sempre scoperto meno, mentre la curva di produzione è arrivata al picco proprio in questi anni.
Un concetto importante da comprendere è l’energia netta disponibile, definita dall’EROI (Energy returned on energy invested). Agli albori dell’industria petrolifera il rapporto era 100:1 (se investivamo 1 di energia ne ricavavamo 100), oggi invece siamo a circa 10:1 e sta scendendo costantemente. Il livello minimo per mantenere in funzionamento la nostra società complessa è stimato a 5:1. Se confrontiamo l’andamento dell’energia lorda con quella netta sulla curva a campana di Hubbert possiamo notare che nel tratto ascendente (prima del picco) le due curve sono veramente poco discostate l’una dall’altra ma la storia cambia dopo il picco (quando la curva declina). Siamo costretti a investire sempre maggiore percentuale dell’energia ricavata per produrre altra energia e mantenere il sistema.  Confrontando poi gli EROI abbiamo poi l’amara constatazione che ne le energie rinnovabile ne il nucleare ha rapporti incoraggianti in grado di garantirci che il ” business as usual” possa continuare ancora per molto.
L’energia disponibile determina le attività economiche ed è proprio l’energia abbondante che abbiamo avuto a disposizione che ha a sua volta creato l’enorme bolla finanziaria all’interno della quale ci troviamo. Ogni bolla finanziaria, una volta creata segue la propria dinamica e prima o poi … scoppia. E quando scoppia la bolla finanziaria trascina con se tutto il resto del sistema.  Le bolle sono dei sistemi piramidali (Ponzi schemes), auto-limitanti, dove chi entra per primo guadagna mentre tutti quelli che arrivano dopo perdono tutto e anche molto in fretta. Gli schemi piramidali creano quindi ricchezza virtuale tramite la speculazione. La responsabilità è delegata al “cliente” (caveat emptor). 
 I mercati non si comportano in modo razionale ed efficace ma sono guidati dalle percezioni e dalle emozioni. Non ci sono informazioni veritiere – nemmeno da parte degli  ”esperti” di borsa ed economia. Il comportamento è gregario, dove nella fase espansiva prevale l’avidità e la speranza (se uno compra comprano tutti gli altri anche se nessuno sa esattamente cosa stia facendo) mentre in fase di contrazione prevale la paura (se uno vende anche gli altri vendono presi dal panico). Il mercato è il principale indicatore di dove stia andando l’economia reale.
Non è la prima bolla finanziaria, anche se questa è gigantesca ed ha iniziato a gonfiarsi a partire dal 1982, quindi cresciuta per 30 anni.
Una prima bolla risale addirittura al 1300 e rotti, proprio qui in Italia, che ha coinvolto il sistema bancario veneziano e fiorentino dell’epoca. Mentre altre bolle o manie storiche sono state quelle dei tulipani (Olanda 1637), della compagnia dei mari del sud (Inghilterra 1722), e la grande crisi del 1929 negli Stati Uniti d’America. Interessante notare nei grafici che ogni volta la fase di crollo è sempre stata molto rapida (la curva precipita quasi in verticale) con un valore di mercato degli asset (beni) che cade sempre al di sotto del punto di partenza di quando la bolla ha avuto inzio. Quindi quella attuale potrebbe portare gli attuali valori (immobili, ecc.) al livello degli anni settanta (se vogliamo essere ottimisti).
Proviamo ora a capire cosa significano termini come “INFLAZIONE” e “DEFLAZIONE”:
L’inflazione e la deflazione NON sono indicatori di prezzi che salgono o scendono, ma inflazione significa un aumento della massa monetaria e del credito in relazione a beni e servizi disponibili, mentre la deflazione è il contrario. Prezzi in salita o in discesa sono quindi indicatori di cambiamenti nella disponibilità monetaria. Prezzi adattati ai cambiamenti nella disponibilità monetaria sono prezzi reali e cambiamenti nei prezzi reali mostrano cambiamenti nel potere d’acquisto.
L’inflazione monetaria taglia la torta della ricchezza in fette più piccole e l’espansione del credito crea invece eccessive rivendicazioni sulla ricchezza reale alla base.
Il credito attualmente eccede il 95% dell’effettiva disponibilità monetaria.  Come se in cento stessimo facendo il gioco delle sedie musicali e quando si ferma la musica tutti ci precipitiamo sull’unica sedia disponibile – ovviamente solo uno riuscirà a sedersi mentre gli altri restano fuori. Per cui estinguere le eccessive rivendicazioni significa deflazione!
Quindi quello che ci aspetterà è che intere classi di beni avranno un valore reale inferiore in quanto il valore virtuale in eccesso sparirà.
Cosa succede quindi in uno scenario di deflazione?
Risposta: Il credito sparisce, la disoccupazione aumenta, i salari calano. Certo, cadranno anche i prezzi ma il potere di acquisto scenderà più velocemente dei prezzi. Questo significa che tutto diventerà velocemente meno accessibile. E una % più grande di una massa monetaria più piccola cercherà di procurarsi i servizi essenziali. Vedremo quindi aumentare tutti i costi reali, ma quelli dei beni vitali ancora più velocemente.
Quello che conterà sarà il valore del denaro liquido relativo a beni e servizi. Con la caduta dei prezzi, il valore del denaro liquido aumenterà ed avere capitale in liquidità permetterà a reggere il colpo. Le persone saranno però molto restie a spendere perché sarà difficile guadagnare.
In questo scenario sarà quindi molto di più il denaro “a riposo” che quello circolante e sarà come se mancasse il lubrificante che permette al motore di funzionare.
Ora consideriamo alcuni aspetti come il debito totale degli Stati in relazione al PIL, dove quasi tutti gli Stati mostrano una percentuale oltre il 100% (471% per il Giappone, 466% per la Gran Bretagna, 366% per la Spagna, 323% per la Spagna, 315% per l’Italia, 285% per la Germania). L’unica nazione messa meglio sembra essere la Russia in quanto è al 71%. Il debito aggregato ha diverse componenti (governo, aziende, famiglie e banche). Per l’Italia prevale l’indebitamento da parte dello Stato, mentre, buon notizia, le famiglie risultano meno indebitate.
Il problema dell’Italia è che sta crescendo lo Spread dell’Italia nei confronti dei bond tedeschi e i CDS (Credit Default Swaps), cioè assicurazioni (scommesse) sul possibile fallimento dell’Italia. Pertanto il costo dei prestiti rischia di arrivare a livelli insostenibili.
Ma tutta l’Europa è nella m…. (scusate l’espressione scurrile !) Le disparità regionali sono molto forti come soprattutto l’antagonismo del centro verso la periferia. La moneta unica impedisce variazioni nei tassi di cambio che assestavamo gli squilibri in passato. Il fatto è che il debito non può essere ristrutturato senza una crisi bancaria sistemica. Non c’è poi mandato politico per l’emissione di eurobonds e per istituire un’unione fiscale per cui pare che gli Stati non abbiano altra alternativa che proporre pesanti programmi di austerità. Solo che qui il cane si morde la coda: i programmi di austerità portano alla contrazione economica che a sua volta impedisce la restituzione del debito e porta alla fine al default. Diventa sempre più probabile la frammentazione caotica dell’Eurozona. Secondo Nicole è imminente l’uscita della Grecia, seguiranno a ruota Portogallo e Irlanda e seguiti dal resto della banda dei PIIGS, cioè Spagna e Italia. 
Ricapitoliamo la situazione del Belpaese: alto debito pubblico, rating che scende, tasso d’interesse in continuo aumento per cui ogni prestito diventa sempre più oneroso. Lo spread dei CDS aumenta perché si intuisce il rischio di default. In situazioni come queste aumenta il rischio di fuga di capitali per cui sarà sicuramente in arrivo il controllo sui patrimoni. Ci potrebbe essere il rischio di ri-emissione di moneta (la “Nuova Lira”?) con un costo probabile del 50% del PIL.
L’austerità costringerà alla contrazione e il tutto con un forte rischio di disperazione che potrebbe accentuare i disordini sociali.
Ci salverà la Cina ? Purtroppo no, i Cinesi non compreranno i debiti Italiani ma gli asset cioè gli importanti patrimoni nazionali. In Italia ci si lamenta sempre del sommerso mentre questa sostanziale economia “informale” potrebbe persino dare un aiuto quando le cose si metteranno veramente male in quanto denota delle relazioni forti e comunque presenti.
Le buone notizie per l’Italia sono un basso indebitamento delle famiglie ed una bassa dipendenza dal credito – sembrerà poco ma forse meglio di niente.
Come ricolleghiamo ora tutto questo nuovamente al discorso dell’energia ? 
Inizialmente si specula ed i prezzi delle materie prime salgono per la paura di scarsità che poi innesca un collasso della domanda dovuto alla mancanza del potere d’acquisto. Crollano quindi i prezzi. Quindi avremo una sovra-produzione temporanea.
Fattori che portano al collasso dell’offerta sono l’alto rischio e gli investimenti ridotti. Non ci sarà denaro per far fronte alla manutenzione delle infrastrutture energetiche e l’intero sistema trasporti sarà a rischio collasso. Assisteremo ad una grande volatilità dei prezzi ed accaparramento di risorse che renderanno ancora più acuti i fattori geopolitici. 
Ok, è una mazzata ….
Quale strategia adottare quindi ?
  • Minimizza il debito
  • Elimina la dipendenza dal credito
  • Tieni del contante o equivalenti
  • Orientati verso beni durevoli e cose che veramente servono (terra, attrezzi, tutto quello che può durare nel tempo)
  • Diffida del sistema bancario
  • Vendi azioni, proprietà immobiliari, gran parte delle obbligazioni, materie prime
  • Acquisisci un minimo controllo su quello che è essenziale (dove vivere, mangiare, bere, servizi essenziali)
  • Prendi in considerazione i metalli preziosi come assicurazione – compra oro (fisico, non certificati che sono carta straccia) solo se puoi tenerlo lì per almeno 20 anni – come è già successo nelle precedenti depressioni è probabile che gli Stati decreteranno la detenzione privata di oro come illegale.
  • Diventa tollerante ai rischi (i rischi saranno onnipresenti ma la vita dovrà continuare)
  • Trasforma le comunità virtuali in reali
  • Un approccio comunitario è sempre più forte di quello individuale
  • Metti insieme ad altre persone le risorse (tempo, competenze, entusiasmo, soldi) 
  • Considera l’approccio “Transition Towns”
  • Metti su banche del tempo, monete locali, orti comunitari
  • Lavora insieme ad altre persone per costruisce il capitale sociale

Le relazioni e la fiducia sono alla base della società!
Dobbiamo costruire un sistema robusto in quanto dipendenza significa vulnerabilità e guardare all’incertezza con flessibilità. La parola magica è resilienza ! 
Le organizzazioni di base devono prepararsi a rimpiazzare le funzioni delle istituzioni centralizzate che collasseranno. Il futuro appartiene a chi saprà adattarsi !
Come potranno essere i lavori a prova di depressione?
Meglio cercare di essere dalla parte non discrezionale dell’economia e non dipendere dai soldi “matti” di qualcun altro. Saper mediare tra le interazioni umane sarà importante come anche essere capaci di fornire beni e servizi essenziali.  Molto utile è sviluppare competenze pratiche come anche aver competenze in cure mediche di base. Saranno poi apprezzate le attività ricreative a poco costo.  Anche nei periodi di grandi depressioni storiche le persone spendevano parte dei pochi soldi che avevano per andare per esempio al cinema anche se avevano poco da mangiare. Imparare ad essere divertenti ed intrattenitori potrebbe aiutare a soddisfare i propri bisogni primari.
Una dimensione da non sottovalutare, anzi, da tenere in estrema considerazione, è il possibile aumento della paura e della rabbia collettiva. Il rischio è di cadere nella colpevolizzazione distruttiva e nella iper-reazione che potrebbe solo peggiorare ulteriormente la situazione. Le energie devono essere concentrate su attività costruttive e dobbiamo mettere in atto strategie ed attività per un’inoculazione psicologica positiva.
 Concludendo, ci aspetta un periodo di grandi cambiamenti dove ci sarà scarsità di denaro e poi di energia. Il “Business as usual” non sarà possibile e vedremo il collasso dei sistemi centralizzati. I consueti gruppi politici saranno molto vulnerabili e facilmente perderanno di legittimazione e credibilità.
Nella ricerca di soluzioni per questo periodo di trasformazione bisogna cercare di preservare la libertà di azione (sarà molto a rischio, le istituzioni centralizzate si stanno preparando ad un maggiore controllo sociale e possibile militarizzazione) perché questa sarà indispensabile per la presa di responsabilità da parte delle comunità locali, che devono essere rafforzate, per poter rispondere in modo creativo ai cambiamenti. Infine, dobbiamo cercare di resistere alla nefasta psicologia della contrazione ma nutrire la nostra parte psicologica e spirituale.
Ora dopo l’esposizione lucida di Nicole, il gruppo si trova ad elaborare oltre alle domande di approfondimento per ottenere maggiori delucidazioni da parte della nostra relatrice anche possibile soluzioni tramite l’Open Space. La domanda che stimola le riflessioni è infatti “Come possiamo trasformare questo momento di crisi ?”
La plenaria dell’Open Space parte in modo vulcanico e in poco più di 5 minuti si raccolgono quasi 20 proposte di discussione delle quale verranno elaborate 14.

Quanto è stato discusso lo trovate nel sopramenzionato Instant Report.

Bello ed emozionante anche il circolo di chiusura di fine lavori. Abbiamo passato una bellissima giornata insieme, abbiamo stretto contatti, costruito reti, raccolto idee. Cosa dire – se andiamo avanti così non ci sarà crisi che tenga. Forse iniziamo finalmente a comprendere che “Siamo noi quelli che stavamo aspettando” Ebbene sì, amo questa frase ….

 Fonte: http://carimateintransizione.wordpress.com

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