"Un altro mondo non solo è possibile, ma sta già prendendo forma.
Nelle giornate di calma, posso sentire il suo respiro.

Arundhati Roy


martedì 17 gennaio 2012

NASCE IL NETWORK VALBISENZIO IN TRANSIZIONE


 Resilienza non è un termine molto conosciuto, esprime una caratteristica tipica dei sistemi naturali. La resilienza è la capacità di un certo sistema, di una certa specie, di una certa organizzazione di adattarsi ai cambiamenti, anche traumatici, che provengono dall’esterno senza degenerare, una sorta di flessibilità rispetto alle sollecitazioni.
La società industrializzata è caratterizzata da un bassissimo livello di resilienza. Viviamo tutti un costante stato di dipendenza da sistemi e organizzazioni dei quali non abbiamo alcun controllo. Nelle nostre città consumiamo gas, cibo, prodotti che percorrono migliaia di chilometri per raggiungerci, con catene di produzione e distribuzione estremamente lunghe, complesse e delicate. Il tutto è reso possibile dall’abbondanza di petrolio a basso prezzo che rende semplice avere energia ovunque e spostare enormi quantità di merci da una parte all’altra del pianeta.
È facile scorgere l’estrema fragilità di questo assetto, basta chiudere il rubinetto del carburante e la nostra intera civiltà si paralizza. Questa non è resilienza.
I progetti di Transizione mirano invece a creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e fortemente resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali).
Lo fa con proposte e progetti incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso. Prevedono processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli abitanti delle comunità. La dimensione locale non preclude però l’esistenza di altri livelli di relazione, scambio e mercato regionale, nazionale, internazionale e globale.  (fonte: www.transitionitalia.it)

Siamo tutti interconnessi!

Il social network Valbisenzio in Transizione nasce come strumento di supporto per facilitare la pratica di iniziative virtuose e di una microeconomia di sostegno per la popolazione di Prato e della Valle del Bisenzio. In altre parole, nasce per aumentare la Resilienza del proprio territorio.

E' una sorta di Agorà virtuale, in cui le persone possono incontrarsi per cooperare, condividere o barattare in modo continuativo prestazioni professionali, prodotti dell'orto, oggetti, passaggi in auto, promuovere incontri, eventi culturali, artistici o ludici e molto altro. Si presenta come una specie di mini-facebook (con finalità e funzionamento decisamente più virtuosi!!!): ogni utente ha a disposizione una pagina personale e può richiedere o meno l'amicizia di altri utenti  (ma non è necessario essere "amici" per barattare o condividere qualcosa); è presente poi una home page (simile a quella di facebook) in cui vengono condivise le attività dei membri; 
ogni utente può creare ed amministrare un gruppo, aprire un forum di discussione sugli argomenti che preferisce, scrivere o condividere articoli sulla rivista del network, promuovere la propria attività o i propri prodotti, inviare messaggi, creare un evento ed invitare altri a parteciparvi, chattare, inviare a tutti i membri un bollettino con appelli, notizie importanti o urgenti, condividere foto, musica e video (nel rispetto delle norme sul Copyright). Tutto ciò a condizione che le attività citate si basino sul principio dello scambio, della cooperazione, della condivisione, della solidarietà (nel network è bandito l'uso del denaro).
  • Accesso al network: per accedere al servizio è necessario iscriversi. Il link per iscriversi al network è il seguente: http://valbisenzio-in-transizione.socialgo.com/welcome.html
  • Per motivi di organizzazione e gestione, il network è limitato al territorio di Prato e Valle del Bisenzio, quindi l'unico requisito richiesto per l'iscrizione è la residenza o domicilio nel territorio citato.
  • Per iscriversi al network basta seguire le istruzioni della pagina iniziale e poi attendere l'email di verifica che viene inviata. Una volta ricevuta l'email, si clicca sul link indicato, e si otterrà l'accesso al network. Importante: conservate il link o inserite la pagina tra i segnalibri del vostro browser...al momento il network non è facile da ritrovare senza queste informazioni!
  • Una volta ottenuto l'accesso vi consigliamo di fare un giro di ricognizione per imparare a conoscere bene tutte le potenzialità di questo strumento. Il network, come tutti gli strumenti, è nato per essere utilizzato.... più verrà usato e meglio funzionerà.
  • Nel network è già stato creato un gruppo denominato "Scambio e baratto". Per partecipare al gruppo bisogna iscriversi e poi leggere bene gli accordi di base presenti nella pagina del gruppo. Sarà possibile poi consultare le varie categorie e inserire i propri annunci.

  • Per sua natura questo network offrirà tante più opportunità quanti più saranno gli iscritti, quindi vi esortiamo ad invitare il maggior numero possibile di contatti, inviando loro questo messaggio di spiegazioni.
  • L’utilizzo del network è gratuito. Lo spazio su Internet per ora ha un costo complessivo di gestione di 5 euro mensili, e chi amministra il servizio offre gratuitamente il proprio tempo ed impegno (e si incarica di effettuare il pagamento dei 5 euro mensili ai gestori della piattaforma "Social Go", proprietaria dello spazio su Internet); perciò qualunque donazione a supporto dell’iniziativa, effettuata tramite le associazioni della Rete Valbisenzio in Transizione, sarà preziosa, così come qualunque altro contributo sotto forma di idee, suggerimenti, collaborazione.
Di seguito un appello dalla creatrice ed amministratrice del network:
  - Ho lavorato con entusiasmo per giorni e giorni al solo scopo di creare uno strumento utile da donare alla comunità: non m'interessano riconoscimenti o cose del genere; non m'interessa nemmeno che l'iniziativa abbia successo, poiché si tratta di un esperimento, e come tale potrebbe anche fallire. L'unica cosa per me veramente importante è che chiunque decida di entrare in questa virtuosa comunità, si assuma l'impegno di gestire i propri spazi con cura e responsabilità. Se ognuno farà la sua piccola parte, tutto funzionerà nel migliore dei modi, l'amministrazione del network  non risulterà troppo pesante e potrò continuare a svolgere il mio compito con gioia e serenità. Un ringraziamento e un in bocca al lupo a tutti coloro che decideranno di tentare quest'avventura!-  Roby (Associazione Culturale SestoCielo)

domenica 8 gennaio 2012

La storia del paese che coltiva TUTTA la sua verdura



Traduzione a cura di Daniel Iversen e Lorenzo Micali

Bisogna ammetterlo, sembra essere uno dei piu sconsiderati atti criminosi, e anche il piu sfrontato.. All’esterno della stazione di polizia nella cittadina vittoriana di Todmorden, West Yorkshire, ci sono in rilievo tre grandi aiuole. Se le aveste visitate qualche mese fa, le avreste trovate stracolme di cavoli, carote, lattughe, cipolle primaverili, insomma, di ogni sorta di verdura e foglie di insalata.
Oggi le aiuole sono vuote. Come mai? La gente ha passeggiato sopra il piazzale della stazione di polizia in pieno giorno e ha preso le verdure. E cosa stanno facendo i poliziotti riguardo a questo furto sfacciato commesso sotto i loro nasi? Un bel niente, e questo non è molto corretto.
“Ho visto dalla videocamera di sorveglianza alcune persone mentre arrivavano e le raccoglievano” afferma il responsabile d’ufficio Janet Scott, con un sorriso enorme.
Il sorriso che spiega tutto.
Così i “ladri di verdure” non sono per niente ladri. Le carote della stazione di polizia – e le migliaia di verdure nelle 70 grosse aiuole intorno alla città – stanno lì per essere prese. Le persone del posto sono stimolate ad aiutarsi a vicenda. Un po’ di pomodori qui, una manciata di broccoli là. Se sono di stagione, sono loro. Gratis.
Dunque ci sono (o meglio c’erano): lamponi, albicocche e mele lungo il sentiero del canale; ribes nero, ribes rosso e fragole dietro lo studio medico; fagioli e piselli all’esterno del college; ciliegie nel parcheggio del supermercato, menta, rosmarino, timo e finocchio nei pressi dell’ospedale.
Gli orti sono il segno più visibile di un piano straordinario: rendere Todmorden la prima città nella nazione autosufficiente dal punto di vista alimentare.
“E noi vogliamo farlo entro il 2018” dice Mary Clear, 56 anni, nonna di 10 nipoti e co-fondatrice di “Incredible Edible” (incredibilmente commestibile)”, come viene chiamato il progetto.
“E’ un piano molto ambizioso. Ma se non miri a qualcosa in alto, puoi anche stare a letto, o no?”
Dunque cosa mi vieta di andare con una grossa borsa e prendere tutto il rosmarino nella città?
“Niente.” risponde Mary.
Cosa mi vieta di rubarmi tutte le mele?
“Niente.”
Tutti i vostri lamponi?
“Niente.”
Semplicemente, questo non accade, dice. “Abbiamo fiducia nelle persone. Noi crediamo veramente – siamo testimoni di ciò – che le persone sono oneste.”
Quando lei guarda un venditore d’affari che raccoglie i frutti per il suo pranzo, prova solo piacere. Che problema c’è, argomenta Mary, se una volta ogni tanto arriva qui con la scatoletta e scopre che tutte le fragole non ci sono più?
“Questa è una rivoluzione” afferma lei “ma noi siamo rivoluzionari gentili. Tutto ciò che facciamo è fondato sulla gentilezza.”
L’idea è venuta fuori dopo che lei e il co-fondatore Pam Warhurst, ex proprietario del “Bear Cafe” della città, iniziarono a discutere riguardo allo stato del mondo e a chiedersi cosa avrebbero potuto fare.
Hanno dedotto che tutto quello che potevano fare era di partire a livello locale, così riunirono un gruppo di persone, soprattutto donne, insieme in un bar.
“Quando gli uomini bevono, nei bar succedono sempre casini e risse, invece quando sono le donne a riunirsi insieme a bere un caffè succedono solo belle cose” dice Mary. “I nostri pensieri erano: si danno molte colpe al mondo, è colpa dei governi locali, dei politici, dei banchieri, della tecnologia – allora abbiamo pensato: facciamo noi qualcosa di positivo.”
Siamo in piedi in un parcheggio in centro. Mary indica delle tenute di case sulla collina e la sua faccia si illumina.
“I bambini passano di qui prima di andare a scuola. Abbiamo riempito le aiuole con dei finocchi e tutti loro hanno imparato che se dai un morso ai finocchi, hanno un sapore di caramelle alla liquirizia. Quando ho visto dei bambini mettere in bocca piccoli bocconi di erba, ho pensato soltanto una cosa: è brillante.”
Mi ha portato oltre il giardino di fronte casa sua, qualche metro più in la. Tre anni fa, quando “Incredible Edible” fu avviato, fece una cosa molto inusuale: abbassò il muro che c’è di fronte,  affinché stimolasse i passanti ad entrare nel giardino e a servirsi di qualsiasi verdura si loro gradimento.
“C’erano dei cartelli che chiedevano alle persone di prendersi qualcosa dall’orto ma ci sono voluti sei mesi alla gente per capire che ciò era davvero possibile” dice. Ora ci sono arrivati.
Ovviamente, solo qualche piccolo centro trasformato in orto – ma nemmeno migliaia di essi – potranno mai sfamare da soli una comunità di 15.000 abitanti.
Le patate alla stazione di polizia però funzionano come dei sergenti di reclutamento, atti ad incoraggiare i residenti a coltivare il proprio cibo a casa.  Oggi, centinaia di cittadini, che iniziarono ad aiutarsi a vicenda per la verdura comunale, sono ormai sulla via per raggiungere l’autosufficienza. Ma fuori sulla strada, che cosa viene piantato? e dove?
C’è della gentilzza anche in questo.
“Il controllore alla stazione dei treni, che era tanto amato dai paesani, è stato poco bene. Prima di morire gli abbiamo chiesto: “Qual è la tua verdura preferita, Reg?” Erano i broccoli. Così abbiamo piantato letti memoriali di broccoli alla stazione. Anche alla fermata successiva, a Hebden Bridge, dove Reg era molto amato, hanno piantato dei broccoli in sua memoria.
“Non tutte le trame sono – come si può dire in maniera delicata? – ufficiali”
Prendete i cespugli di erbe aromatiche sul canale. Chi lo gestisce, quelli della “British Waterways”, non avevano idea che gli abitanti del luogo avessero seminato le piante in quella zona fino a quando un ufficiale non ha ispezionato quell’area prima della visita del principe del Galles lo scorso anno (Charles è un grande fan di “Incredible Edible”).
Estelle Brown, un ex designer d’interni che ha ha preso parte alla semina, ricevette  una email dalla British Waterways.
“Ero un pò preoccupato di aprirla” ha detto “Ma c’era scritto “Come si costruisce un’aiuola sollevata? Perchè il mio capo ne vuole una fuori dalla finestra del suo ufficio”
“Incredible Edible” è anche qualcosa di più: si tratta di educare le persone sul cibo, e stimolare l’economia locale.
Ci sono lezioni su come raccogliere e conservare la frutta, corsi per fare il pane, e il college locale offre una BTEC in orticultura. L’idea è che i giovani cresciuti lungo le strade di campagna possano fare carriera in agricoltura.
Fondamentalmente il programma è anche quello di aiutare le imprese locali.
“The Bear”, un negozio e una meravigliosa cafetteria con una stupenda facciata in stile vittoriano, prende tutti i suoi ingredienti dagli agricoltori entro un raggio di 50 chilometri.
C’è un brillante mercato tutti i giorni. Qui la gente può mangiare bene e con prodotti locali, e centinaia di persona lo stanno già facendo.
Nel frattempo, alla scuola locale è stato assegnato recentemente un assegno da 500.000 sterline, concessi per promuovere una pescheria in grado di fornire cibo per la gente del posto e insegnare abilità utili ai ragazzi.
Jenny Coleman, 62 anni, che si è sistemato qui da Londra, spiega: ”Abbiamo bisogno di fare qualcosa per i giovani. Se hai 18 anni, ci deve essere un’adeguata risposta alla domanda: per quale motivo voglio restare a Todmorden?”
Il giorno che la visitai, la città era scossa da una fredda tempesta. Eppure il posto irradiava calore. Le persone parlavano tra di loro per strada, i vicini ci passavano accanto con la macchina, sorridendo. La frase “siamo tutti sulla stessa barca” ci balena subito in testa.
Quindi che razza di posto è Todmorden (conosciuta nel posto, senza eccezioni, come Tod)? Se pensate che sia popolata da nonne borghesi, ripensateci. Non è nemmeno la mecca di qualche facoltoso club di golf.
Situata nella Pennine valley – la strada che attraversa la città fa da confine tra lo Yorkshire e il Lancashire – è un vibrante mix di etnie, classi sociali ed età. Un terzo delle famiglie non possiede un’automobile e un quinto non dispone di riscaldamento centralizzato. Potete farvi una villetta a schiera con cinquanta mila sterline o spenderne quasi il doppio per una villa con sette camere da letto. E, secondo Pam Warhurst,  il progetto ha portato la comunità ad avvicinarsi.
Un esempio: “La polizia ci ha detto che da quando il tutto è iniziato, c’è stata una costante diminuzione di atti vandalici” dice. “Non ci aspettavamo questo”:
Allora come mai è accaduto?
Pam dice: ‘Se si prende uno spiazzo d’erba di norma utilizzato come pattumiera e per far fare i bisogni ai cani, e lo si trasforma in un luogo pieno di erbe e alberi da frutta, la gente non lo danneggia. Penso che siamo programmati a non danneggiare il cibo.”
Pam calcola che un progetto come Incredible Edible potrebbe prosperare in tanti altri luoghi. “Se la popolazione è di tipo transitorio è difficile, ma se ci sono scuole, negozi, giardini e spiazzi verdi, si può fare”. Iniziative analoghe sono in fase di sperimentazione in 21 altre città del Regno Unito, e c’è stato interesse persino da parte di alcuni posti in Germania e Spagna, a Hong Kong e in Canada. E, questa settimana, Mary Clear, ha tenuto una conferenza per un gruppo di deputati al palazzo Westminister, sede del parlamento inglese.
Todmorden è stata vistata da un urbanista della Nuova Zelanda, al lavoro per ricostruire il suo paese dopo il terremoto di febbraio.
Mary dice: “ Lui è tornato dicendo “Perchè non costruire la stazione dei treni con verdure ed erbe da raccogliere? Perchè non costruire un centro benessere con dei meleti?
“Quello che abbiamo fatto non è stato particolarmente intelligente. Semplicemente non è stato fatto prima d’ora”
L’ultima parola va un outsider. Joe Strachan è un ricco americano ex direttore di vendite che ha deciso di stabilirsi a Todd con la moglie scozzese, dopo molti anni in California. Ha 61 anni ma ne dimostra 40. Si è attivato con Edible Incredible sei mesi fa, e scavare, seminare e fare le spremute non potrebbe renderlo piu felice.  Mi trovo accanto a lui, al riparo dalla pioggia battente. Perchè, mi chiedo, qualcuno abbandonerebbe il sole della California per tutto questo?
La sua risposta riassume un pò quello che la gente ha capito qua intorno.
“C’è della nobiltà a far crescere del cibo e permettere alle persone di condividerlo. C’è la sensazione che stiamo facendo qualcosa di significativo, oltre che lamentarci che lo stato non può prendersi cura di noi. “Forse abbiamo tutti bisogno di imparare a prenderci cura di noi stessi”.


Fonte: http://lospiritodeltempo.wordpress.com

giovedì 5 gennaio 2012

Ma cos'è questa crisi...?

Etimologia della parola "CRISI" (Krisis in greco): dal greco KRINO = separo o (fig.) decido : "momento che separa una maniera di essere da un'altra differente".   
Insomma, un cambiamento.






Il brano che segue è tratto dal libro "Il mondo come lo vedo io" (1934) di Albert Einstein, e scritto in riferimento alla crisi del 1929.

"Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.

La creatività nasce dall'angoscia
come il giorno nasce dalla notte oscura.
E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.


La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.

Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
 

Senza crisi non c'è merito.
E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno,
perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla,
e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro.

 


Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla."

Albert Einstein